giovedì 8 gennaio 2009

IL VANGELO DEL LAVORO

La fine del socialismo non è la vittoria del capitalismo. Se di fronte alle macerie del muro di Berlino, il mercato ha dimostrato di essere in grado di produrre e distribuire ricchezza, al contrario del socialismo, tuttavia il capitalismo è pure sbagliato, o quanto meno ha qualcosa di sbagliato se negli stessi paesi ricchi d’occidente, l’uomo spesso si trova privato della sua dignità. Il magistero sociale della chiesa riconosce la giusta funzione del profitto, ma il profitto non può essere l’unico indice, perché molte volte accade che anche se il profitto è buono, gli uomini che costituiscono il suo patrimonio, siano umiliati e offesi nella loro dignità. Il lavoro umano ha perso il suo vero significato, come nel caso della vita: quanti lavoratori vedono nel lavoro solo una dura fatalità e un puro mezzo per guadagnarsi da vivere, piuttosto che un bene per la crescita personale e sociale. La chiesa è convinta di poter offrire una chiave risolutiva. Se la soluzione dev’essere cercata nella direzione di rendere la vita umana più umana, allora la chiave che è il lavoro umano acquista un’importanza fondamentale. Giovanni Paolo II richiama l’attenzione sul lavoro come aspetto fondamentale della vita umana, proprio quando la rivoluzione tecnologica sta cambiando profondamente sia il processo produttivo, sia i rapporti del lavoro con l’uomo. Il fondamento per determinare il lavoro umano non è prima di tutto il lavoro che si compie, ma il fatto che colui che lo compie sia una persona. Il lavoro è per l’uomo, e non l’uomo per il lavoro. Alla luce di questo ‘vangelo del lavoro’ è facile capire perché il capitalismo non è meno del socialismo, non può essere la soluzione. Occorre riconoscere che il vero soggetto della produzione è l’uomo, il lavoro in primo luogo è un atto della persona, deve servire alla realizzazione della sua umanità. In secondo luogo è un atto creativo, mediante il lavoro l’uomo partecipa all’opera della creazione. Il vangelo del lavoro ci fa conoscere che il sudore e la fatica, compagni inseparabili d’ogni attività umana, anziché abbruttire l’uomo, lo nobilitano e lo rendono collaboratore di Cristo, l’uomo del lavoro per eccellenza nella sua opera di liberazione e di redenzione dell’umanità. In terzo luogo è un atto di solidarietà, sia nei confronti degli stessi lavoratori, sia verso tutti gli altri. Così il discorso sociale della chiesa con il suo vangelo del lavoro, restituisce il vero significato del lavoro umano.

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