canto con te e con tante
ragazze e ragazzi della mia comunità.
Quanti Gerodie o Michè o
Marinella o Bocca di Rosa vivono accanto a me, nella mia città di mare, che è
anche la tua.
Anch’io ogni giorno, come
prete, verso il vino e spezzo il pane per chi ha sete e per chi ha fame.
Tu, Faber, mi hai insegnato a
distribuirlo. Non solo tra le mura del Tempio, ma per le strade, nei vicoli più
oscuri, nell’esclusione, nell’emarginazione, nella carcerazione.
E ho scoperto con te,
camminando per via del Campo, che dai diamanti non nasce niente. Dal letame
sbocciano i fiori.
La tua morte ci ha
migliorati, Faber, come sa fare l’intelligenza.
Abbiamo riscoperto tutta la
tua antologia dell’Amore: una profonda inquietudine dello spirito che coincide
con l’aspirazione alla libertà.
Ma soprattutto il tuo ricordo
e le tue canzoni ci stimolano ad andare avanti.
Caro Faber, tu non ci sei
più, ma restano i migranti, gli emarginati, i pregiudizi, i diversi. Restano
l’ignoranza, l’arroganza, il potere, l’indifferenza…
La comunità di San Benedetto
ha aperto una porta nella città di Genova, e già nel 1971 ascoltavano il tuo
album Tutti morimmo a stento.
E in comunità bussano tanti
personaggi derelitti, abbandonati, puttane, tossicomani, impiccati, aspiranti
suicidi, traviati, adolescenti, bimbi impazziti per la guerra e l’esplosione
atomica.
Il tuo album ci lasciò una
traccia indelebile. In quel tuo racconto crudo e dolente, che era ed è la
nostra vita quotidiana nella comunità, abbiamo intravisto una tenue parola di
speranza, perché, come dicevi nella canzone, dalla solitudine può sorgere
l’amore come a ogni inverno segue una primavera.
È vero, caro Faber, loro, gli
esclusi, i loro occhi troppo belli, sappiano essere belli anche ai nostri
occhi. A noi, alla nostra comunità,che di quel mondo siamo e ci sentiamo parte.
Ti lascio cantando la Storia di un
impiegato e la Canzone di maggio,
che ci sembra sempre tanto attuale.
Ti sentiamo così vicino e
così stretto a noi quando, con i tuoi versi, dici: “E se credete ora che tutto
sia come prima, perché avete votato la sicurezza e la disciplina, convinti di
allontanare la paura di cambiare, verremo ancora alle vostre porte e grideremo
ancora più forte. Per quanto voi vi crediate assolti”.
Caro Faber, tu parli all’uomo
amando l’uomo, perché stringi la mano al cuore e risvegli il dubbio che Dio
esiste. Grazie.
Le ragazze e i ragazzi con don Andrea Gallo, prete del marciapiede