lunedì 6 febbraio 2012

Art 1 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

SPUNTI PRESI DAL LIBRO DI DON ANDREA GALLO E UN PO' MIEI.


Art.1.  L'Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione. 

Quindi cosa ci dice la Costituzione? Ci dice che è una Repubblica. Dal Latino "Res publica" che vuol dire "cosa pubblica", e non di pochi, perciò di tutti. Questo significa che bisogna aprirsi a tutte le culture a partire dalle altre religioni e quindi credenti e non credenti. Già qua si capisce che la chiesa deve restare fuori dalla "cosa pubblica". La Costituzione ci dice che la Repubblica è "Democratica", che deriva dal latino "demos" che significa "popolo" e da "crazia" che vuol dire "potere". Quindi "potere del popolo" ma come si fa ad essere democratici se non c'è la partecipazione del popolo? La dittatura dei mercati finanziari minaccia la pace e la democrazia. Dobbiamo uscire da un società tutta imposta sulle aspettative e sulle pretese. Noi ci alziamo al mattino e diciamo: " Questo mi è dovuto, quest'altro pure". C'è bisogno di una rivoluzione culturale, perchè se un uomo vuole essere coerente con la sua umanità, al mattino quando si alza deve chiedersi, cominciando dalla propria casa: " Cosa posso fare per la mia famiglia, per il mio quartiere e ancora più in là?"E così via, pensando all'agire locale e poi all'agire globale. "L'Italia è democratica": vuol dire che la Repubblica si fonda sulla partecipazione di tutti, e non con una legge che loro stessi hanno definito "porcata" dove i candidati li scelgono i padroni di partito, sulla  base di parentele consolidate. Se prima in parlamento esisteva la cosiddetta "casta" adesso c'è la supercasta.
"L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro". Allora questo cosa ci fa capire che le fabbriche che sono in Italia devono chiudere per andare in Asia? Lo sfruttamento e la disoccupazione devono cessare. Ormai si è arrivati al punto di proletarizzare il lavoro intellettuale e questa è una cosa assai grave. I giovani dopo anni di studi nelle università e di specializzazioni, si trovano costretti a lavorare nelle fabbriche con un salario da fame e senza sicurezza di un posto fisso, senza tenere conto delle loro capacità intellettive con contratti interinali fatti da agenzie esterne alle fabbriche. Basta con i contratti CO.CO.CO., flessibilita ecc... basta con i Marchionne e i pinco pallini  di turno che si vogliono arricchire col sudore degli operai. E' la costituzione che ce lo dice. Il divario tra i più poveri e più ricchi non è stato mai così significativo. 
Partiamo proprio da Marchione: Lo scipero non mai stato un ricatto, bensì un diritto sacrosanto dei lavoratori. A un certo punto firmata l'intesa alla FIAT è stata fatta fuori la FIOM. Ma non vi sembra di poter dire che si negano i diritti a chi non firma il contratto? Mi chiedo come facciano i sindacati a firmare.  E la cosa più grave arriva dal sindaco di Torino che afferma che "sono dei risultati positivi", Bersani neanche a nominarlo perchè tanto è come sparare sulla croce rossa. Ma è un peggioramento rispetto a Pomigliano! Si torna indietro al famoso accordo 1994: ma il contratto nazionale, la dignità del lavoro e della persona, dove li lasciamo? Queste cose poi generalmente le fanno o ad Agosto, o a Natale, quando la gente è impegnata con le vacanze  e nessuno si accorge di niente. Per fare un esempio, basta pensare alla riduzione della pausa degli operai a dieci minuti, si risparmierebbe di circa 3 milioni di euro all'anno. Cioè meno di un terzo di quello che guadagna Marchione. 
E Marchione mi parla di ideologia della FIOM, si vede che non sa nemmeno cos'è l'ideologia e il manager.                                                                                                                     
Bhe, arrivando a questo punto le conclusioni tracciatele voi cari lettori. 

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