venerdì 12 marzo 2010

C'ERA UNA VOLTA L' ESSERE

Bellissima riflessione del professore Salvatore Vaccarella sull'Essere. L'altra sera alla scuola socio politica in occassione del tema Antropologico "l' Uomo nella bibbia", tema affrontato dal teologo Pino Ruggeri, il prof. Vaccarella ha introdotto il tema da un punto di vista filosofico partendo proprio dall'Essere. Siccome mi ha lasciato di stucco ve lo voglio riproporre a sua gentile concessione nel mio blog:

"C’era una volta l’essere eterno, immutabile, identico a sé stesso. Criterio di verità, criterio del bene e del male, cosmos (ordine), nomos (legge). Ma ad un certo punto della storia, apparentemente senza storia e intrisa di ottimismo, nasce il soggetto (la svolta antropologica). Nonostante sia il dubbio e la finitudine il grembo da cui nasce, il soggetto si attribuisce a poco a poco, le caratteristiche dell’essere: l’autopoiesi, origine del vero e del falso, criterio del bene e del male. È una storia all’insegna dell’autoreferenzialità. Ma il soggetto, nonostante la sua hybris (tracotanza), finisce per scontrarsi con l’ineffabilità dell’essere.

La storia si mette male e, come nei romanzi americani, ha due uscite, a scelta del lettore:
- o il soggetto/filosofo si adatta a fare il pastore dell’essere (una sorta di custode che ricorre al linguaggio della poesia);
- o nel peggiore dei casi, non gli rimane che intraprendere un Itinerarium mentis in nihilum.
Le due soluzioni si muovono nel cono d’ombra del pensiero tragico, nel cui seno nasce la filosofia.

C’è un'altra storia:
l’Essere non è impersonale, è una persona, e il soggetto, nello stesso giorno in cui nasce (così dicono gli esperti), mangia i frutti di uno strano albero per conoscere la verità e il criterio del bene e del male. Sembra ripetersi la stessa storia, ma l’essere persona farà la differenza. Egli è un grande pedagogo, esperto di umanità. All’inizio punisce il soggetto (persona) ma la Sua bontà e la Sua pazienza, lo inducono ad abbassarsi fino alla condizione di servo. Egli prende su di sé il limite, la finitudine del soggetto, per elevarlo.

Per i rapsodi e gli aedi della prima storia, la seconda è caratterizzata dalla stoltezza.
Ma chi crede al secondo racconto, spera in virtù della sottomissione di chi si è fatto servo per Amore con tanta pazienza (hyponomè).
Spera nell’ Amore che salva."                                   
                                                                                              Salvatore Vaccarella